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La Basilica di Centoporte o di Cento Caselle è uno dei monumenti più antichi del Salento ma, allo stesso tempo, il più dimenticato. Diamo, quindi, uno sguardo alla chiesa che accolse le truppe dell'esercito Bizantino durante la guerra gotica del VI secolo.

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La Basilica di Centoporte

Le Centoporte di Giurdignano

Centoporte: i ruderi

Le Centoporte sono uno di quei monumenti del Salento di cui si parla tanto ma, nonostante tutto, niente e nessuno è riuscito a fermare il continuo degrado cui la storica struttura, nel corso del tempo, è stata sottoposta.

A volte dimenticato (non ne parla, ad esempio, il Galateo nel suo De Situ Japygiae) ma spesso oggetto di studio da parte di  altri salentini illustri (Cosimo De Giorgi, nei suoi “Bozzetti” ne scrive in maniera attenta e dettagliata), studi che, comunque, non possono far altro che certificare il continuo stato di degrado.

Il monumento, o almeno ciò che ne resta, è ancora visibile nella campagna di Giurdignano, lungo l'antica strada che, dal centro del paese, conduceva al più piccolo dei Laghi Alimini, che -da qui- non distano più di 5 chilometri. Sorge su un piccolo rilievo del territorio che lo porta a dominare il pianeggiante paesaggio circostante.

Non è difficile da raggiungerlo; percorrendo la strada statale 16 che congiunge Maglie ad Otranto, superare l'incrocio per Giurdignano e, dopo circa 2 chilometri, imboccare, a destra, una stradina di campagna (ma comunque asfaltata); dopo poche centinaia di metri alcuni segnali ci indicheranno il monumento. Purtroppo è così ridotto male che sono necessari dei segnali per trovarlo, specialmente se non si è pratici del posto!

Al tempo di Cosimo De Giorgi (era la primavera del 1880) la chiesa delle Centoporte era ancora ben visibile e presentava i muri perimetrali con un gran numero di porte e finestre (da cui il nome assegnatole) pur essendo priva di tetto; in quel periodo il De Giorgi, con la collaborazione dell'ing. Giovanni Bodio, ne trae un dettagliato resoconto e delle rilevazioni tecniche dello stato dei luoghi. Le opere in muratura resistono sino ai primi anni del '900, come mostrato da alcune foto dell'epoca. Negli anni seguenti la parte rimanente dell'edificio viene quasi del tutto asportata ed usata come materiale da costruzione per muri a secco e piccoli edifici rurali. Negli ultimi tempi solo gli interventi di un'associazione di volontariato del luogo ha assicurato la fruibilità di ciò che resta delle Centoporte, liberandola da rovi ed erbacce.

Centoporte: controluce

Nella nostra visita abbiamo potuto constatare che poco resta del monumento; il muro perimetrale è ben evidente solo nella parte frontale (dove era l'ingresso principale); sopravvive un tratto del muro sud orientale e parte dell'abside, dove sono evidenti le aperture di tre finestre. Qui le cui pietre usate sono ben squadrate e -spesso- non corrose dall'azione degli agenti atmosferici. Qua e là, piccoli cumuli di pietra rendono difficile la lettura del luogo, segno evidente d'essere stato per molto tempo alla mercé dei “cercatori di tesori” e dei costruttori “a sbafo”. Alcuni massi, ben squadrati ed accumulati qua e là, presentano ancora alcune lettere greche; abbiamo potuto leggere una delta, una lambda ed una xi su un masso ed una epsilon, una lambda ed una kappa su un altro, segno evidente che lingua e rito greco erano ben presenti in Terra d'Otranto, provincia d'oltremare dell'impero bizantino.

Un po' di storia

Centoporte: resti

La chiesa delle Centoporte (detta, anche, delle Cento Caselle), dedicata ai santi Cosma e Damiano, viene edificata come chiesa basilicale a tre navate tra il V ed il VI secolo; ha delle caratteristiche molto particolari: come è ancora oggi evidente, presenta un'abside poligonale e sappiamo da quanto riferitoci da storici e studiosi che era provvista di un “nartece”. Il “nartece” era un luogo coperto che raccordava l'esterno della chiesa con le navate interne della struttura ed era dedicato a catecumeni e penitenti. Il nartece scompare, nell'edilizia sacra, a partire dal VII secolo. Ha una notevole somiglianza -inoltre- con il monastero di San Giovanni Studion di Costantinopoli fondato nello stesso periodo dal console Studio che lo pose sotto il patrocinio di San Giovanni Battista. Il monastero bizantino sorge sul limite della città vicino al Mar di Marmara ed i suoi monaci erano detti “Studiti”.

Centoporte: portale

Divenne basilica campale dell'esercito bizantino durante la guerra contro i Goti, una guerra lunghissima, durata quasi vent'anni, dal 535 al 553 d.C. e che trasformò l'intera Italia in un campo di battaglia. Otranto vide lo sbarco del generale Belisario nel 544 ad Otranto, accorso per liberarla dall'assedio dei Goti. Fu in questo periodo che la nostra Basilica servì, con molta probabilità, da conforto spirituale per le truppe di Bisanzio.

Nel VI secolo la struttura subisce le prime ed importanti modifiche; viene trasformata da basilica in monastero ed adattata ad accogliere i monaci. Vengono costruiti alcuni muri e tamponate porte e finestre; viene costruito un piano elevato all'interno, destinato, probabilmente, a dormitorio.

Per molto tempo non si è stati in grado di datare correttamente il monumento; si è pensato, infatti che fosse più recente, forse di un periodo intorno all'anno Mille. Sono stati gli scavi condotti a partire dal 1993 dall'Università del Salento che, analizzando le ceramiche trovate sul terreno ed alcune simili ancora visibili tra i blocchi superstiti della costruzione che si è potuti risalire sino al 400-500 d.C. ponendo la basilica tra le più antiche di Terra d'Otranto!

Centoporte tra gli ulivi

Negli anni seguenti all'anno Mille la basilica viene assegnata al ben più importante monastero di San Nicola di Casole, una vera e propria università del Salento, importante biblioteca e luogo di cultura, distrutta dai turchi nel 1480.

La basilica di Centoporte è anche destinataria delle visite pastorali dei vescovi di Otranto; l'ultima annotata è del 1608 e in essa si riporta che la chiesa è in discrete condizioni e conserva, nell'abside, le immagini a fresco della Vergine, dei SS Cosma e Damiano, di Sant'Eligio e di San Francesco, ovviamente più recenti rispetto alla data di fondazione.

Dopo il 1600, poco più di due secoli sono stati sufficienti per ridurre la chiesa in uno stato di abbandono e di progressivo, inarrestabile, decadimento.

Un piccolo confronto fotografico

Alcuni studiosi d'oltralpe hanno visitato la basilica agli inizi del 1900 ed hanno avuto modo di fare alcune fotografie. Sono lo storico dell'arte svizzero Martin Wackernagel e l'archeologo inglese Thomas Asby. Essi pubblicheranno le foto che seguono, dapprima nel 1906:

Le Centoporte

e, nel 1911

Le Centoporte nel 1911

Come si vede, ritraggono la parete dell'ingresso principale del monumento che, ormai, è in avanzato stato di degrado. Alcune finestre risultano parzialmente tamponate e gli ingressi sono sventrati. É possibile, tuttavia, notare un muro prima degli accessi, meglio visibile nella foto dello storico svizzero: si tratta dei resti del nartece, struttura che cadrà in disuso negli edifici sacri a partire dal VII secolo.

Le foto permettono di dare uno sguardo anche allo stato dell'area intorno alla chiesa; costruita in lieve altura, domina il territorio circostante che, come si vede nella foto del 1911, manca degli estesi uliveti che è possibile vedere oggi.

Documento creato il 15/09/2012 (17:48)
Ultima modifica del 15/09/2012 (19:23)

 

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