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Tra i tanti ruderi che il Salento ancora conserva, ve ne sono alcuni che meritano, certamente, almeno una menzione; tra essi l'antica abbazia di San Nicola di Casole. Altri documentiPersone importantiProv. di Lecce
Ruderi di storiaLa storia della nostra Terra è disseminata di ruderi. In una terra piccola come il Salento, sovente, nuovi insediamenti e moderne costruzioni hanno preso il posto dei ruderi: è il segno della vitalità della società, del progresso che, molto spesso, cozzano con l'esigenza di tutelare e conoscere il nostro passato. Tra i tanti ruderi che il Salento ancora conserva, ve ne sono alcuni che meritano, certamente, almeno una menzione; tra essi l'antica abbazia di San Nicola di Casole. Un antico monastero alle porte di OtrantoLasciando Otranto e procedendo verso sud, lungo la strada litoranea che corre sulla scogliera della Palascia, nel suo punto più alto, all'interno della campagna, si intravvede la struttura della masseria che ha preso il posto di una delle più antiche scuole d'Europa: l'insediamento monastico di San Nicola di Casole. Purtroppo, non è possibile visitarlo: gli attuali proprietari non gradiscono che degli estranei si aggirino nei loro possedimenti e solo grazie a conoscenze ed intercessioni siamo riusciti a visitare ciò che resta di questo antico insediamento. Alcuni cenni di storiaSan Nicola di Casole fu costruito per volere di Boemondo I, figlio del normanno Roberto il Guiscardo sul finire del X secolo d.C. I normanni da pochi decenni avevano conquistato l'Italia meridionale, sottraendola al controllo di Bisanzio. Fu, probabilmente, un atto politico che mirava a rendere più tranquilli i rapporti tra i nuovi governanti normanni ed il Clero di culto ortodosso, retaggio del recente passato Bizantino al cui dominio erano state proprio sottratte queste terre. Il nobile normanno, quindi, donò vasti appezzamenti di terra su cui, in breve tempo, sorse un importante cenobio Basiliano, cioè retto da monaci che si rifacevano alla regola di Basilio il Grande. L'importanza del cenobio non tardò a crescere, divenendo uno dei punti di riferimento per l'intero Salento: molte erano le grancie Basiliane che facevano capo a San Nicola e la ricchezza dei suoi possedimenti lo portò a diventare, anche, un'importante scuola. Probabilmente tra i più importanti dell'Europa del suo tempo, l'insediamento Basiliano di Casole divenne un luogo in cui venivano copiati e conservati manoscritti provenienti dall'intero mondo di allora; manoscritti greci e latini venivano trascritti e conservati in gran numero, tanto da permettere ai monaci di aprire una biblioteca che, novità per quei tempi, era chiamata estroversa, cioè destinata anche a studiosi esterni che potevano sfogliare liberamente i suoi volumi. Si narra che Basilio Bessarione, un cardinale che amava molto i libri, era solito venire spesso a Casole per procurarsi i volumi più belli; costantemente, durante i suoi viaggi, portava via da qui i libri che lo Scriptoriun del convento aveva appena copiato. In buona sostanza fu una fortuna: furono proprio i libri che il Cardinale Bessarione aveva sottratto a Casole che oggi è possibile ammirare nei più importanti musei e biblioteche Europee. gli unici rimasti, prima della distruzione operata dai turchi nel 1480, durante il sacco di Otranto. Casole: una grande scuolaMa San Nicola di Casole non era solo uno Scriptorium ed un importante convento: fu, anche, un'importante scuola pubblica dove chiunque, laico o religioso, poteva chiedere ed ottenere istruzione. Era esattamente ciò che succedeva anche a Cluny in Francia ed a York in Inghilterra dove le rispettive abbazie divennero un punto di riferimento per la cultura europea: purtroppo, per il Salento, non fu così e Otranto e la sua Casole caddero sotto i colpi delle scimitarre delle orde barbariche dei turchi, colpevole, come sempre, un governo inetto, incapace di assicurare un minimo di sicurezza alle terre che gli erano state assegnate. La situazione oggiDopo i turchi, Casole non risorse. Di una delle più ricche abbazie di Terra d'Otranto e dell'intero Meridione d'Italia rimasero solo ruderi che, col passare del tempo finirono per essere dimenticati. Al posto di quell'antica università sorse una masseria e dell'antica chiesa restano oggi solo alcuni brandelli dei muri perimetrali. Raggiungiamo la masseria tramite una strada sterrata; alcuni solchi profondi testimoniano che si tratta di un'antica strada, probabilmente di origine romana. L'accesso al cortile della masseria è tramite un grande arco chiuso da un grande portone: sembra, quasi, una masseria fortificata, anche la sua struttura ha subito molti rimaneggiamenti durante i secoli. Entrati, un briciolo di storia giace alla nostra sinistra: si tratta di un sarcofago adattato a vera del pozzo sistemato nel cortile della masseria. Probabilmente è stato recuperato dai ruderi della chiesa. La grande chiesa aveva un orientamento da est ad ovest, come si usava nelle chiese di rito greco. La parte absidata era chiaramente ad est, ma oggi, purtroppo, al suo posto c'è solo un cumulo di macerie. A destra e sinistra due pezzi di quelli che erano gli spessi muri perimetrali; nel muro di sinistra è ancora possibile vedere le forme delle colonne che sorreggevano, a loro volta, il tetto che era in muratura, probabilmente voltato secondo lo stile romanico. Le colonne, possenti, non sono, quindi, quelle del portale, come ci è capitato di leggere in alcune didascalie pubblicate altrove. Sono interne e, ad una grande colonna in primo piano, aggiungono tre lesene a destra e sinistra, dando all'insieme un bell'effetto architettonico. La sommità delle colonne si raccorda ad arco e racchiude due finestre superstiti. Del portale, chiaramente, non c'è traccia: è stato distrutto o portato via nel corso dei secoli passati. Qui fu Horatio ZappoNon ci sono tracce di affreschi o decori. E, comunque, anche se ce ne fossero, in tanti anni di esposizione alle intemperie, sarebbero quasi del tutto scomparsi. Tuttavia, un graffito sulla prima colonna del gruppo di sinistra attira la nostra attenzione. Racchiuso in una cornice, c'è il segno del passaggio di un anonimo viaggiatore: Horatio Zappo, che fu in questi luoghi il 18 di dicembre del 1569. Il fatto che potesse incidere la colonna circa 90 anni dopo la distruzione del complesso da parte dei turchi è segno che, già da tempo, questo era ridotto ad un rudere ed abbandonato. Non abbiamo idea di chi fosse Horatio Zappo e cosa facesse in questi luoghi. Non riusciamo nemmeno ad immaginare cosa lo abbia spinto a lasciare traccia del suo passaggio: era, forse, un pellegrino in visita ai luoghi santi del Martirio di Otranto, baluardo della Cristianità o uno studioso del tempo? Non lo sapremo mai. Ma la cornice che racchiude il messaggio ed il glifo sotto l'anno lasciano immaginare una persona provvista di una cultura fuori dal comune per il suo tempo. Documento creato il 05/03/2008 (11:22)Ultima modifica del 07/03/2011 (18:50) Area di StampaUltimi aggiornamenti...Fotorassegne |
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