|
|||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||
In un tempo assai lontano, quando il Bosco di Belvedere copriva gran parte del territorio di Supersano, vivevano dei monaci eremiti, probabilmente Basiliani, che avevano trovato ospitalità all'interno di una piccola caverna che, in seguito, avevano provveduto ad allargare ed ad adibire a luogo di culto, nasce probabilmente in questo modo la cripta della Madonna di Coelimanna Altri documentiProv. di Lecce
La Madonna di CoelimannaGiungendo a Supersano da Casarano, dalla strada che scende dalla serra con pericolosi tornanti che fanno quasi dimenticare di essere nel Salento, si incontra, ancora molto fuori dal paese, il cimitero. Nulla lascia presagire che, all'interno della necropoli cittadina possa trovarsi una traccia interessante dell'antico passato di questo luogo salentino. In effetti, in un tempo assai lontano, quando ancora il Bosco di Belvedere copriva gran parte del territorio e questa collina era totalmente ricoperta da querceti secolari, vivevano qui dei monaci eremiti, probabilmente Basiliani, che avevano trovato ospitalità all'interno di una piccola caverna che, in seguito, avevano provveduto ad allargare ed ad adibire a luogo di culto. Nasce probabilmente in questo modo la cripta della Madonna di Coelimanna, una piccola chiesa rupestre addossata sul ripido versante della serra che volge verso l'abitato di Supersano, arricchita da dipinti di evidente origine bizantina ma, nel contempo, talmente trascurata da essere oggetto -recentemente- di crolli che hanno messo in serio pericolo la sua conservazione. Una cripta, due leggendeSono ben due le leggende legate alla chiesina della cripta: una di un principe romano salvato da una grave malattia dall'apparizione della Vergine che identificò il luogo di questo santuario grazie alla genuflessione del suo cavallo ai piedi di questa collina ed una seconda, più recente, che narra la storia di una giovane pastorella alla quale la Madonna apparve nelle vesti di una signora, chiedendole di portare là il parroco del piccolo paese di Supersano. Sono leggende o storie che la tradizione popolare ha portato sino a noi e che, come sempre succede, potrebbero anche nascondere un po' di verità circa ciò che realmente accadde in questi luoghi e che portò la cittadinanza a venerare e conservare questi luoghi. Chiesa e Cripta della Madonna di CoelimannaTuttavia, se per secoli, il culto per la Vergine ha permesso a questi luoghi di superare quasi indenni l'onta del tempo, recentemente le cose non vanno meglio. Entrando nel cimitero comunale dall'ingresso principale si nota, immediatamente in testa alla scalinata, una chiesa semplice, il cui aspetto ben si adatta alla solennità del posto; il portale è decorato, a destra e sinistra, da due fiori (uno a quattro ed uno a cinque petali) che incastonano, al centro, un cartiglio dove è possibile leggere le due parole COELI MANNA. E´ questo il santuario costruito nel 1746 e dedicato alla Beata Vergine di Coelimanna, nel posto esatto dove la leggenda ci riporta la storia della pastorella. Alla semplicità della facciata si contrappone, però, l'interno della chiesa reso incredibilmente bello da una volta formata da una stella a quattro punte intercalate da velette; sulla parete di fronte all'ingresso, l'altare con un bassorilievo a colori che raffigura l'incontro narrato dalla leggenda. La parete dietro l'altare ha la particolarità di essere direttamente intagliata nella roccia della collina. Uscendo, poi, dalla porticina a destra, si può accedere ad una piccola scalinata che porta agli ambienti dell'antica cripta ed a quelli destinati all'abitazione dei monaci, quest'ultima, purtroppo, non più visitabile in quanto oggetto di un recente crollo ed in attesa di essere messa in sicurezza. Normalmente, la chiesina rupestre è chiusa e può essere visitata solo previo appuntamento e negli orari di visita al cimitero. Il luogo è comunque incantevole: da un lato di può volgere lo sguardo perso il paese e la vallata dove un tempo era il bosco e le paludi di Belvedere, dall'altro si può visitare il bosco della serra, grazie a dei sentieri che si districano tra i pini d'Aleppo che, nei più recenti decenni hanno sostituito l'antico querceto. La chiesina si presenta con un basso ingresso che conduce ad un piccolo vano, caratterizzato da un pilastro e da pareti coperte da dipinti di evidente fattura bizantina. Si tratta di alcuni santi databili in un periodo che va dal XI al XIII secolo; di essi, le immagini più antiche sono le figure visibili a destra dell'ingresso che rappresentano un Sant'Andrea (riconoscibile senza difficoltà dalla scritta in caratteri greci posta alla destra della figura) e da un santo che lo affianca che indossa una tunica chiara identificabile con un santo monaco, probabilmente San Michele il Sincello, un monaco molto famoso vissuto a Costantinopoli intorno al IX secolo e divenuto guida spirituale (cioè Egumeno) del monastero di San Salvatore di Chora (“Chora” significa “in campagna” ed era, infatti, la chiesa costruita fuori dalle mura di Costantino della attuale città di Istanbul). Questa ipotesi viene, secondo gli studiosi, convalidata dalla presenza accanto a questo santo monaco di Sant'Andrea che era proprio il protettore di Costantinopoli. A queste due immagini più antiche si affiancano quelle dell'ultima fase bizantina, ascrivibile intorno al XIII secolo: sono una bella immagine di Cristo in trono, che regge un cartiglio dove è possibile leggere la frase in latino “Ego sum lux mundi”, anche se privo del volto, asportato, probabilmente, da qualche ignoto (e ignorante...) cercatore di tesori. All'immagine di Gesù Cristo seguono un apostolo, probabilmente San Giovanni evangelista, San Nicola e San Giovanni Battista. La figura di San Nicola si rivela interessante per l'inconsueto taglio a mezzo busto, tipico delle icone lignee ma qui adottato per una pittura murale. Di fronte all'ingresso, addossato alla parete, un piccolo altare con una bella immagine della Madonna con il Bambino; un recente saggio eseguito sul piano dell'altare ha evidenziato che l'opera in muratura è stata addossata alla parete coprendo la parte bassa dell'affresco. A sinistra di questa struttura è stato aperto, in epoca non meglio identificata, un tunnel lungo una quindicina di metri che metteva in comunicazione la chiesetta con il vano destinato ad abitazione da parte dei monaci. Il tunnel è ora interrotto da una parete di legno con uno specchio. Prima del tunnel, per terra, è possibile vedere una buca semisferica che -forse- rappresentava un fonte battesimale. Seguendo la stessa parete dove è addossato il piccolo altare è possibile vedere un sedile (sempre in muratura) ed una struttura a forma di trono con un inginocchiatoio a sinistra: con molta probabilità di tratta un confessionale, tesi convalidata dalla presenza di una scanalatura sul bracciolo dove c'è l'inginocchiatoio, destinata -forse- a sostenere una struttura lignea di separazione ormai scomparsa. Con l'inginocchiatoio ci troviamo in una altro grande vano della grotta, quello destinato, probabilmente, a chiesa in un periodo successivo al XIII secolo come testimoniano le raffigurazioni parietali, di fattura molto naif e limitate a festoni floreali e ad una semplice volta stellata. Un grande altare di stile barocco reca un'icona della Vergine molto deteriorata. Probabilmente fu questa la chiesa prima della costruzione della cappella nel 1746 che si trova proprio al di là di un piccolo muro che chiude un'apertura nella parete a sinistra dell'altare. La situazione attualeLa cripta, purtroppo, versa in cattive condizioni. Prescindendo dal crollo che ha interessato i vani adibiti ad abitazione degli eremiti e dovuto alle abbondanti piogge di qualche anno fa, il vano del luogo di culto si presenta invaso dall'umidità che ha deteriorato, e continua a farlo con estrema rapidità, gli affreschi bizantini. Sono ancora evidenti tracce di imbiancatura a calce su alcune parti delle pareti e pezzi di intonaco con affresco che tendono a staccarsi dalla parete; addirittura funghi di grandi dimensioni nascono dalla parete più interna, favoriti dall'umido. I restauri effettuati, se da un lato hanno ripristinato e consolidato alcuni degli affreschi più antichi, dall'altro rischiano di essere vanificati dal fatto che il luogo è comunque trascurato: di questo passo, se non saranno effettuati i lavori necessari, i danni potrebbero essere irreparabili, facendo perdere -per sempre- una traccia dell'antico passato bizantino del Salento. Documento creato il 06/11/2011 (20:08) Ultima modifica del 07/11/2011 (11:34) Area di StampaUltimi aggiornamenti...Fotorassegne |
|||||||||||||||||
Japigia di Paola Beatrice Arcano, Casarano (Lecce) Realizzazione siti Internet, Portali, Grafica computerizzata e servizi turistici. E' vietato il plagio, anche parziale, dei contenuti del sito. Per informazioni, contatti, suggerimenti: Contattateci! Copyright e info legge 62/01 - Privacy e Cookie Partita I.V.A 03471880752 - R.E.A. CCIAA Le/224124 |