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Altri documentiProv. di Lecce
Origine della chiesaFin qui la leggenda. Più probabilmente, l'origine della chiesa e del monastero sono da inquadrare nell'imponente grecizzazione di Terra d'Otranto ad opera dei monaci basiliani a partire dai sec. VIII-IX. Il luogo dell'insediamento è certamente connesso con la presenza delle vicine grotte, che, come è noto, erano predilette dai monaci. Quel posto era chiamato anticamente Orthòlithon, cioè "rupe dritta", nome che derivava con ogni probabilità dalla rupe a strapiombo sul mare, ora nota come la "Montagna spaccata". In un altro documento basiliano il luogo ove sorgeva il monastero è indicato col termine Anaforàrios, cioè "luogo in elevato". Con una breve parentesi, va detto che i basiliani di Terra d'Otranto, fin dai primi tempi del loro insediamento, godettero di un'altissima considerazione presso la popolazione salentina. Il loro potere spirituale per lungo tempo fu incontrastato ed ebbe il suo culmine nei sec. XI-XII, traducendosi quasi automaticamente in potere temporale. Ogni monastero era retto da un preposto (egùmeno) che guidava la comunità dei monaci (màndria). Costoro erano letterati ed asceti, nei loro monasteri si pregava e si studiava; in quelli più importanti si copiavano antichi libri a contenuto religioso e profano, mentre i numerosi laici loro assegnati provvedevano alla coltivazione della terra e agli altri lavori materiali. Il primo maggio, festa di S.Mauro, presso la chiesetta si celebrava una grande festa, detta lu masciu, alla quale accorrevano moltissime persone sia dai luoghi più vicini che da quelli più lontani. In quella stessa circostanza si svolgeva anche una fiera rinomata in tutto il circondario. L'antichissima tradizione della festa sopravvisse all'abbandono del monastero, e si conservò ben viva ancora per molti secoli. Nella parte occidentale di Terra d'Otranto, fu il monastero di S. Mauro a divenire il più eminente, con un ruolo egemone simile a quello che svolse il monastero di S. Nicola di Casole per il versante orientale. E' possibile solo adombrare la ricchezza e l'autorità di cui godette San Mauro, attraverso le poche testimonianze sopravvissute. Fra queste, le 9 pergamene dapprima rinvenute e poi disperse, le quali, in un arco temporale dal 1149 al 1331, attestavano donazioni di terreni, case e persone al preposto del monastero. dipendevanoDa quest'ultimo, poi, dipendevano diverse piccole comunità basiliane come quelle di S. Maria de Civo (Taviano), S. Maria della Lizza (Alezio), S. Mauro (Galatina), S. Anastasia (Matino). S. Maria (Ugento) e tante altre delle quali si è persa la memoria. Il monastero vantava un'estesissima proprietà fondiaria che comprendeva anche la Foresta di S. Agata, presso S. Simone, il Feudo di Coppe e Curlo, tra Sannicola e Galatone, e quello di S.Mauro. A questo proposito va detto che, solo presso l'abbazia, la proprietà dei monaci si estendeva per circa due miglia. Altre proprietà del monastero erano in Casarano, Ugento, Felline, Taurisano, Presicce, Nardò ed Avetrana. San SalvatorePoco distante da S.Mauro sorgevano il monastero e la chiesa di S. Salvatore, secondi solo a S. Mauro per importanza nel circondario di Gallipoli. Le costruzioni furono innalzate in pianura, nei pressi di un importante incrocio viario. Anche questo monastero un tempo dovette essere assai fiorente, a giudicare dalle vestigia - ormai non più visibili - che vi notarono alcuni studiosi. Tra l'altro, il preposto del monastero Paolo divenne Vescovo di Gallipoli nel 1331. (Note storiche gentilmente concesse a Japigia dal Dr. Luigi Bidetti) Documento creato il 16/08/2004 (14:54)Ultima modifica del 26/03/2011 (15:58) Area di StampaUltimi aggiornamenti...Fotorassegne |
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