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Visita ad Acaya

 Visita ad Acaya

Acaya resta ancora oggi la città ideale voluta dal suo progettista. Fortunatamente non ci sono stati nel piccolo borgo vernolese gli scempi che hanno fatto strage di mura ed edifici rinascimentali negli altri centri salentini. Anzi, il disinteresse verso l'antico centro da parte dei proprietari successivi alla famiglia dell'Acaya ha, forse, tutelato l'originalità del borgo.

L'esplosione edilizia -se possiamo chiamarla così- ha interessato fortemente le aree fuori dalle mura lasciando quasi intatto il borgo. Certamente, molte delle povere case rinascimentali sono state sostituite da abitazioni più moderne, ma la piazza d'armi e la chiesa parrocchiale sono rimaste come progettate da Gian Giacomo.

Al borgo antico si accede ancora dalla porta volta nella parte sud delle fortificazioni, a destra del grande fossato che circonda il castello. Il bastione sembra sorvegliare, ancora oggi come nei secoli passati, chi entra ed esce dal borgo. Una cannoniera ben visibile nel muro a sinistra, poco più su del cordolo marcapiano, significava agli eventuali aggressori che non era lì per gioco.

Le mura del borgo antico

Le mura, quindi, sono (o, meglio, erano: alcune modifiche urbanistiche degli ultimi secoli hanno aperto alcuni varchi non previsti dal loro progettita) interrotte in quest'unico punto: un grande arco si raccorda con il cordolo marcapiano. Alla sua destra è possibile riconoscere lo stemma araldico di Gian Giacomo dell'Acaya mentre a sinistra dell'ingresso -ormai consunto dal tempo- lo stemma della famiglia dei Vernazza, ultimi feudatari del luogo. A questa famiglia, profondamente religiosa, si deve la statua di Sant'Oronzo, protettore del borgo, sistemata sulle mura nel 1792. Proprio sotto la statua l'emblema del re di Napoli. All'interno del grande arco, un arco più piccolo reca i simboli di Alessandro De Montibus, che acquistò il feudo dal regio fisco nel 1608 dopo il tracollo finanziario della famiglia Dell'Acaya.

L'area dell'antico borgo è ora a traffico limitato; del resto le stradine rinascimentali, per quanto di una città ideale, ben poco si prestano al traffico automobilistico! Tuttavia, la piazza d'armi tra l'ingresso del castello e l'abitato fa apprezzare le capacità tecniche del progettista. Di fronte abbiamo, ora, la scuola costruita intorno agli anni trenta del secolo scorso; poco più avanti, a sinistra, l'accesso alle mura perimetrali di Acaya.

Le mura sono ancora quasi integre nel loro disegno rinascimentale; nel corso dei secoli, però, i fossati che proteggevano le mura sono stati in parte riempiti o trasformati in giardini. La vegetazione, in alcuni punti addirittura selvaggia, impedisce di godere della bellezza della costruzione. Tuttavia, una parte delle mura e del fossato è stata recuperata e resa fruibile negli ultimi anni: proseguiamo, quindi, la nostra breve esplorazione.

Lasciamo la piazza d'armi, dove ritorneremo per visitare il castello: un piccolo spiazzo tra le abitazioni a sinistra ci permette di intravvedere il punto di accesso per salire sulle mura: ci sono poche scale da superare e, di lì a poco, è possibile affacciarsi sul fossato e sulle campagne che separano Acaya da Lecce, che è proprio di fronte a noi, a 13 chilometri.

Questa parte orientale delle mura è stata completamente recuperata secondo il disegno del suo progettista; il camminamento di ronda è stato provvisto di moderna illuminazione, così come l'area interna del fossato. La luce artificiale dona alla vista notturna qualcosa di magico, di incredibile.

Dopo duecento metri si giunge al primo bastione da cui è possibile avere una vista d'insieme del tratto di mura sinora percorso e del fossato che le circonda. Sullo sfondo, i bastioni del castello isolati dalle mura da un proprio ed indipendente fossato.

Documento creato il 01/10/2009 (20:49)
Ultima modifica del 14/10/2009 (12:25)
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Japigia di Paola Beatrice Arcano, Casarano (Lecce)
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