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Il luogo tiene fede al suo nome: amena campagna alle porte dell'antica Lecce, torre Belloluogo fu la dimora preferita della Contessa che in questa torre trascorse parte dei suoi ultimi anni di vita, conclusasi nel 1443. Altri documentiLe Fotorassegne!Persone importantiProv. di Lecce
Torre BelloluogoApprofittando dello uno stupendo pomeriggio offerto dal primo giorno di primavera e dell'apertura di alcuni importanti monumenti nella città di Lecce, abbiamo deciso di visitare la Torre di Belloluogo. La torre è sita lungo l'antica strada che, dal centro di Lecce, conduceva a Surbo; il posto è stretto tra il cimitero del capoluogo salentino e le abitazioni che la nascondono alla vista dei visitatori. Il monumento racchiude gran parte della storia del Salento; recentemente è diventato un parco alle porte di Lecce, fortunatamente restaurato e recuperato. Si tratta di una struttura difensiva costruita tra il 1200 ed il 1300 da Gualtiero o Ugo di Brienne, venuti in Italia Meridionale al seguito del conte di Provenza Carlo d'Angiò, che avrebbe preso il trono di Napoli, portandolo via agli ultimi eredi di Federico II di Svevia. Dalla famiglia Brienne sarebbe discesa la futura regina del Regno di Napoli, Maria d'Enghien, vissuta a cavallo dei secoli XIV e XV e già contessa di Lecce a seguito della morte del fratello. Il suo progenitore, Ugo di Brienne, tra l'altro, combatté proprio per la conquista di Lecce: la città si difese talmente bene che fu letteralmente rasa al suolo dalle truppe angioine al suo comando. Era il 1272. Il luogo tiene fede al suo nome: amena campagna alle porte dell'antica Lecce, fu la dimora preferita della Contessa che in questa torre trascorse parte dei suoi ultimi anni di vita, conclusasi nel 1443. La torre, alta poco più di 14 metri, sorge su un possente banco di pietra leccese, inciso da un fossato profondo dai 6 agli 8 metri che ne impedisce l'accesso da tutti i lati, ad eccezione da quello che prevedeva un ponte levatoio, successivamente sostituito da un ponte in pietra. È l'unica struttura difensiva del Salento dove il fossato è anche riempito d'acqua, probabilmente grazie ad una sorgente, posta proprio sotto la torre, di cui è possibile notare il flusso dal ponte di accesso. Superato il piccolo ponte, si accede alla struttura, che si presenta cilindrica con alcune finestre caratterizzate da un arco a sesto acuto, tipico delle costruzioni gotiche; nella parte superiore si aprono delle strette feritoie, o saettere, da cui abili arcieri difendevano la dimora della contessa. Di fronte al ponte è la porta di accesso al locale del pian terreno, caratterizzato da un interessante pavimento in pietra leccese che disegna un ottagono al centro della sala. L'accesso al piano nobile è garantito da una scala esterna; varcando la porta d'ingresso, sulla sinistra, si nota un'angusta scala a chiocciola, vero gioiello di architettura, che pone in collegamento questo piano con il piano sottostante: è quasi un passaggio segreto, che certamente solletica la fantasia dei visitatori. Il piano nobile è costituito da quattro vani, di cui due grandi, uno dei quali, probabilmente, principale luogo di soggiorno e provvisto di un grande camino accanto alla finestra che volge a ponente: è facile immaginare qui la vecchia regina, seduta accanto al fuoco che guarda, con nostalgia, il sole che tramonta col ricordo delle sue passate glorie... Un altro vano è un angusto stanzino illuminato da una finestra verso nord, mentre l'ultimo è una piccola cappella impreziosita da affreschi che rappresentano la vita di Maria Maddalena che, secondo la tradizione, parte dalla Palestina per sbarcare in Provenza, la patria degli antenati di Maria d'Enghien; il tratto è indubbiamente simile a quello degli affreschi che impreziosiscono le chiese Raimondelliane di Soleto (Chiesa di Santo Stefano) e Galatina (Santa Caterina d'Alessandria). Raimondello Orsini, conte di Soleto e Principe di Taranto, fu il primo sposo della contessa di Lecce, morto in circostanze poco chiare nel suo castello di Taranto durante l'assedio del 1406, probabilmente ucciso da un sicario -forse- incaricato da Ladislao di Durazzo che vedeva nel ricchissimo principe di Taranto un feudatario troppo ribelle ed in grado di insidiare il suo potere. Il luogo è stato oggetto di profondi cambiamenti nel corso del tempo; tuttavia non è difficile immaginarlo come luogo di tornei e ritrovo di cavalieri di una Lecce che ormai non esiste più. Col tempo, entrò nella disponibilità di uno degli ordini religiosi di Lecce: una croce su un monte posta sulla facciata di quello che doveva essere una delle costruzioni più importanti del posto, probabilmente del 500, reca il simbolo degli Olivetani che possedettero il luogo a seguito di una donazione fatta in loro favore dal re Alfonso II di Napoli nel 1494 e, sul portale di accesso al piccolo feudo, è posto un santo benedicente, ormai consunto dal tempo, forse un Sant'Oronzo. Per la cronaca, Alfonso II aveva sposato, nel 1445, la giovane Isabella di Chiaromonte, la cui nonna era proprio Maria d'Enghien. Audio di questo documentoDi questo documento è disponibile l'audio: usare il player sottostante: Free Player from dewplayer Documento creato il 22/03/2015 (14:39)Ultima modifica del 28/03/2015 (15:33) Area di StampaUltimi aggiornamenti...Fotorassegne |
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