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Il Castello di Carlo V

Puglia, terra di castelli

il castello carlo v di lecce

Come abbiamo avuto spesso modo di dire, la Puglia ed, in particolare, il Salento, sono Terra di castelli e fortezze. Alcuni di essi sono molto antichi, sorgendo su quelli che furono gli antichi insediamenti messapici o romani: pensiamo, ad esempio, al castello di Oria, riedificato da Federico II sul luogo dell'antica acropoli messapica. Altri più recenti, costruiti dai Normanni che ebbero proprio nella Puglia e nella nostra provincia la loro base strategica.

Proprio da Lecce essi vollero partire alla conquista delle terre al di là dello stretto Canale d'Otranto, esattamente come avevano fatto, prima di loro, i romani.

Per rinsaldare la loro supremazia sul territorio furono costruttori di numerosi manieri, tra cui il nucleo iniziale di quello di Lecce.

E, se proprio vogliamo dirla tutta, Lecce non esisteva neanche prima dell'arrivo dei Normanni in Puglia. Probabilmente era un mite sobborgo della vicina -ed ormai scomparsa- Rudiae, sulla strada che, da questa, conduceva al Porto di Adriano (l'attuale San Cataldo) e la scomparsa città marittima ora nota come Roca Vecchia.

I normanni avevano bisogno di una città sicura nell'entroterra da cui potessero controllare la regione e crearono dal nulla, nel 1055, la contea di Lecce durante le sanguinose battaglie volte a sottrarre ai bizantini il controllo della regione. Nel 1071 conquistarono definitivamente Otranto, togliendole quel primato militare e marittimo che nel corso dei secoli passati si era guadagnato. La giovane contea sarebbe, ben presto, diventata una delle più importanti del regno Normanno nell'Italia meridionale.

Accardo, conte di Lecce

il castello carlo v di lecce

Fu Accardo d'Altavilla il primo conte; secondo molti storici, a lui si deve la costruzione della parte normanna del castello. Un castello più piccolo dell'attuale, in verità ma in grado di difendere la nuova città dove i normanni avevano stabilito la loro corte.

Secondo lo stile del tempo, il castello era ben quadrato con un'alta torre, visibile ed inconfondibile ancora oggi.

Le trasformazioni del rinascimento

lo stemma nel castello carlo v di lecce

Questa struttura originaria sarà profondamente trasformata a partire dal 1542 ad opera dell'architetto ed ingegnere reale Gian Giacomo dell'Acaja. Questi, oltre che feudatario del luogo, aveva avuto direttamente da Carlo V l'incarico di ammodernare il castello leccese e renderlo più adatto a sostenere gli attacchi che le nuove armi in dotazione agli eserciti potevano portare.

Gian Giacomo, feudatario e costruttore del borgo fortificato e del castello di Acaja -a pochi km a sud est di Lecce- ed autore in città dell'Ospedale dello Spirito Santo e del Convento di Sant'Antonio, era uno degli architetti militari più in vista del suo tempo. Oltre che nel Salento aveva lavorato alla costruzione delle fortezze di Sant'Elmo a Napoli, a Crotone ed a Capua.

Per Lecce l'architetto sviluppò il suo progetto intorno all'ammodernamento della struttura normanna, rendendola asimmetrica creando un quadrilatero con il lato orientale più lungo di quello occidentale e quello meridionale leggermente obliquo rispetto a quello settentrionale.

La nuova costruzione fu dotata di due sole porte d'accesso: una verso la città, la Porta Reale, posta ad oriente ed ora su via XXV Luglio, quasi di fronte alla strada che conduce in piazza Sant'Oronzo ed una verso la campagna, detta Porta Falsa o di Soccorso. Questa porta, ormai chiusa, si apriva sull'attuale piazza Libertini, di fronte all'ufficio centrale delle Poste. Ad eccezione di questi accessi, tutto il perimetro è difeso da una spessa cortina muraria scarpata, movimentata agli angoli da quattro bastioni: due più piccoli Santissima Trinità a sud-ovest, Santa Croce a nord-ovest (esattamente verso l'omonima cattedrale leccese), e due di maggiori dimensioni verso la campagna, San Giacomo (rivolto a sud-est, verso il feudo dell'architetto, Acaja) e San Martino a nord-est.

Profondi ed ampi fossati separavano le cortine murarie dal territorio circostante. Oggi i fossati non sono più visibili: sono stati colmati intorno al 1870, divenendo i giardinetti di fronte a viale Lo Re, luogo di un frequentato mercatino, l'ampio parcheggio di piazza Libertini (ottenuto, in verità, dopo la rimozione dell'arrugginito mercato coperto che era addossato alla parete del castello), via XXV Luglio e le strutture del lato meridionale di via Salvatore Trinchese.

l'interno del castello carlo v di lecce

Quindi, superati i fossati e la cortina muraria, un visitatore, attraverso la Porta Reale, sarebbe stato accolto nel corpo di guardia. Si tratta di un vasto ambiente rettangolare voltato a botte che da accesso sia alle parti del castello destinate a normale residenza sia a quelle destinate alla difesa.

In asse con l'ingresso, il nostro visitatore avrebbe trovato un altro accesso che lo avrebbe condotto in un altro ambiente simile al precedente ma più stretto per essere più agevolmente difeso: qui un accesso laterale l'avrebbe introdotto nella cappella di Santa Barbara. Un tempo aveva ben tre altari ma oggi ne resta uno solo: quello della santa che poi ha dato il nome alla chiesetta.

Il prospetto principale della cappella di Santa Barbara comunica con il cortile interno, un ampio spazio quadrato su cui è possibile notare opere murarie di epoche differenti; a sinistra si fa ben notare il grande mastio, appartenente alla versione normanna del castello mentre a destra uno scalone a due rampe conduce al piano superiore.

Il piano superiore è quello che ha subito le maggiori modifiche dovute a rimaneggiamenti di epoca successiva a Gian Giacomo dell'Acaja e resi necessari per adeguare il castello ad esigenze sempre più residenziali e sempre meno militari.

Negli ultimi secoli

l'interno del castello carlo v di lecce

Nel 1700, quando ormai non si temevano più attacchi nei confronti della città di Lecce, una parte del castello fu addirittura a adibita a sala teatrale.

Dopo l'unità d'Italia, il castello divenne sede del distretto militare che lo lasciò nel 1979. Dopo alcuni anni di abbandono, nel 1983, su ceduto dai militari al comune di Lecce che, dopo alcuni lavori di ristrutturazione, lo utilizza come contenitore per eventi, esposizioni e manifestazioni.

Documento creato il 05/03/2009 (20:28)
Ultima modifica del 06/03/2009 (18:33)

 

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