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Lo stemma di Gallipoli è antichissimo: secondo lo studioso locale Bartolomeo Ravenna trae le sue origini dal simbolo dello scudo di Lizio Idomeneo, mitico findatore di Lecce. Altri documentiLe Fotorassegne!Persone importantiProv. di Lecce
Le insegne di GallipoliAbbiamo avuto modo di parlare di un illustre storico locale, Bartolomeo Ravenna, vissuto tra il 1700 ed il 1800, che ci ha lasciato un interessante lavoro: le “Memorie Istoriche di Gallipoli”. Da questo esauriente testo, adattiamo le informazioni che ci vengono tramandate circa lo stemma civico della cittadina ionica. Lasciamo, quindi, la parola all'illustre Bartolomeo Ravenna. Tratto da “Memorie Istoriche di Gallipoli”Le insegne di Gallipoli consistono in un gallo coronato. Sono antichissime e molti ritengono siano state date alla città da Lizio Idomeneo, fondatore della Messapia, che le adoperava come insegne per il suo scudo. Pietro Valeriano (umanista bellunese, vissuto dal 1475 al 1558, ed autore di Hieroglyphica, un'opera in 58 volumi, ndr) appoggiandosi a Pausania (detto il Periegeta, viaggiatore e geografo greco del II sec. d.C., ndr), lo attesta nel libro 24 dei suoi Geroglifici; che poi lo avesse dato a Gallipoli lo annotarono gli altri studiosi gallipolini Giovan Carlo Coppola e Stefano Catalano. Quanto affermato -comunque- non può essere certificato, visto che ci si riferisce a tempi eroici e favolosi; siccome, inoltre, non ci sono certezze che ci permettano di ritenere Gallipoli Fondata da Lizio Idomeneo, allo stesso modo dobbiamo nutrire dei dubbi che il simbolo del gallo sia stato ricevuto dalla città dall'antico monarca salentino. Secondo quanto riportato dallo storico Carlo Micetti, un tale, Don Ottavio Demetrio, sacerdote un tempo della cattedrale di Gallipoli, lasciò un manoscritto che riportava, tra l'altro, del ritrovamento di una lapide di marmo durante lo scavo delle fondamenta di un muro nella parte occidentale della città. Vi era scolpito un gallo con una iscrizione greca che, tradotta in latino, esprimeva: “Lictius Idomeneus Rex Cretensium Gallum Urbis et suum stemma coronatum posuit”. Di questa iscrizione ne scrisse più in dettaglio Don Giovanni Giacomo Rossi (o De Rossi o Russo, sacerdote vissuto sul finire del 1600, autore di diverse opere, la gran parte delle quali è andata perduta, ndr) nella sua Topografia di Gallipoli, in cui riporta al 1593 il momento del ritrovamento del marmo. Aggiunge che le lettere greche erano consunte ed illeggibili: probabilmente, furono analizzate dopo più nel dettaglio e tradotte in latino come riportato. Si è congetturato molto su questa lapide, che non esiste più, sino a giungere a dire che Gallipoli avesse il gallo come simbolo ben prima dell'arrivo di Lizio Idomeneo che che quest'ultimo vi aggiunse solo la corona. Oggi al Gallo coronato si unisce l'epigrafe FIDELITER EXCUBAT, oppure FIDELISSIMUS SEMPER. Non ne parlano di questo motto le antiche memorie e, quindi, si deve dedurre che questo motto si sia aggiunto in questi ultimi secoli, quando la città ebbe il titolo di Fedelissima. Sul significato di questo emblema del Gallo, simbolo di vigilanza e sapienza, è stato scritto abbastanza da molti. Nel corso di queste memorie si vedrà che i cittadini hanno saputo dimostrare la fedeltà verso i sovrani. Documento creato il 10/04/2012 (21:18)Ultima modifica del 11/04/2012 (13:21)
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