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Furto di fossili

Furto al Parco dei Fossili

La scorsa notte è stato commesso un furto, uno ormai degli innumerevoli, che si perpetuano da anni nelle dimore di campagna a Cutrofiano. Il carattere unico e paradossale del gesto, che lo accosta alle fantasie dei "cartoonist" di Arsenio Lupin, non ce ne vogliano i geniali autori, consiste nel fatto che è stato compiuto al Parco dei Fossili di Cutrofiano, nella sede del Museo Malacologico delle Argille. Le fredde cronache comprovano che, nottetempo, gli arguti lestofanti hanno manomesso i cancelli, divelto la porta d'ingresso del Museo e trafugato un vecchio proiettore con circa quaranta diapositive, alcuni esemplari sotto formalina (qualche grillo e scarafaggio), pochi souvenirs, e quasi 140 conchiglie fossili. Le indagini, mirate all'individuazione degli autori di questo atto, veramente squallido e picaresco, sono condotte dal Comandante della locale stazione dei Carabinieri, Maresciallo Paolo Scupola.Il gesto, in sé, è meritorio di copertura con il famoso velo pietoso; ciò che si vuole rimarcare è la sua inutilità, visto che è perpetrato con l'intento di ricavare denaro da materiali che di notevole non hanno nulla, se non il valore scientifico. Quasi tutti, naturalmente al di fuori dei progettisti del furto, sanno che la preziosità di questo tipo di reperti è tendente allo zero, visto che sono difficilmente commercializzabili. Il luogo in cui è avvenuto il fatto costituisce di contro un esempio importantissimo di tutela e di valorizzazione del patrimonio paleontologico italiano ed europe visitato ogni anno da migliaia di studenti e turisti.

 Nato grazie alla sensibilità della Colacem, proprietaria del sito, ha come fine di recuperare un'area dimessa dall'industria estrattiva e di conservare i depositi di argille ricche di fossili marini, il Parco, ideato e gestito dalla Pro loco di Cutrofiano, è a disposizione di tutti affinché sia possibile sensibilizzare la società allo studio e delle scienze naturali e alla protezione di un bene comune: gli strati di argilla, Già utilizzati fin da tempi remotissimi, essi altro non  sono se non il fondale di un antichissimo "mare salentino", che circa un milione di anni fa ricopriva la nostra provincia. In quei fondali, nel corso dei millenni, si sono accumulati, fossilizzandosi, i resti di miliardi di organismi appartenenti a vari gruppi: foraminiferi, crostacei, echinodermi, anellidi, cnidari, molluschi e altri ancora. Sottolineare la straordinaria importanza scientifica dei fossili di Cava Lustrelle sembra quasi scontato, ma evidentemente non è abbastanza per le mani che, la scorsa notte, hanno sottratto le 140 miniconchiglie al Museo Malacologico. Mani che, certamente, sono state guidate da una mente ignara della differenza tra valore venale e valore intrinseco di un oggetto.La reale ricchezza dei "poveri" (per la fine che faranno, se va bene in pattumiera) resti trafugati a Cutrofiano è la serie di eventi naturali, quasi incredibile, che li ha portati intatti ai nostri giorni, la loro bellezza, l'effimera fragilità e la commovente testimonianza di un mondo muto, ormai scomparso eppure presente, che ci parla con la voce dei coralli, dei ricci di mare, delle conchiglie, dei piccoli carapaci di granchi, che hanno atteso un milione di anni. per essere rubati. Ma tutto questo i ladri non potranno rubarlo mai, perché è la vera ricchezza di ogni persona onesta.

Grazie a Cava Lustrelle sarà possibile sostituire in tempi brevissimi i fossili mancanti nelle bacheche del Museo, ma sorge una domanda, sconcertante e tragicomica: quanto ci sentiamo più poveri noi tutti, se qualcuno vuol tradurre in euro persino una raccolta di pezzetti di carbonato di calcio?

A cura della Direzione del Parco

Documento creato il 22/04/2005 (20:30)
Ultima modifica del 22/04/2005 (20:30)

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