Salento: terra d'arte

Salento: terra d'arte, di musica e di linguaggio scenico

La storia e la posizione geografica del Salento concedono a questa terra un ruolo di approdo e di partenza. Non è un caso che la rinascita dell'Europa dopo la caduta del Muro e l'invasione di migliaia di uomini e donne provenienti dall'est e dal sud del mondo abbiano risvegliato una cultura forse troppo spesso messa ai margini e considerata inferiore.

Questo intreccio con le culture diverse, questo essere il primo approdo del mondo occidentale ha concesso scambi notevoli e ha permesso una crescita e un ritorno alle proprie radici. Una riscoperta delle tradizioni come punto di partenza per crescere e innovare. La musica tradizionale, la pizzica, si è trasformata nel vero marchio di fabbrica. Nuove leve di pizzicati si sono fatte strada. Molti si sono trasformati da semplici gruppi di pizzica a veri e propri protagonisti di una scena culturale.

Questa rinascita culmina ogni anno nella "Notte della Taranta" con il concertone finale di Melpignano con un maestro concertatore chiamato a rileggere il repertorio della tradizione salentina e a dirigere i musicisti dell'Ensemble e gli ospiti invitati a partecipare all'evento.

Le note della musica nel Salento sono anche altre e portano lontano. Lo scenario musicale propone rock, elettronica, pop e soprattutto reggae con l'esperienza dei Sud Sound System che con la loro musica hanno trasformato il tacco d'Italia nella Jamaica d'Europa. Un ritmo che pulsa e che sa di sud. Come sanno di sud i film di Edoardo Winspeare che con "Il Miracolo" ha portato tutto un territorio alla Mostra del Cinema.

A Venezia è approdata una generazione di operatori cinematografici leccesi e pugliesi anche grazie al docu-western "Italian Sud Est" che racconta un'altra parte di Salento e un'altra faccia del sud. Dal cinema al teatro con le esperienze di Koreja, una delle più apprezzate compagnie del teatro di sperimentazione, Astragali, Teatro Blitz, Prosarte, Scenastudio e molte realtà più piccole ma altrettanto promettenti. E nel Salento stanno pian piano rinascendo antichi e nuovi teatri che erano caduti in disuso. Una nuova scena che non può prescindere dall'insegnamento di due grandi maestri, due figure emblematiche, rinnovatrici e visionarie, capaci di segnare con una sensibilità straniata e straniante la scena europea in maniera radicale. Eugenio Barba e Carmelo Bene. Questo è il Salento del teatro, la sua radice tarantata, d'un gusto che rompe schemi per far rituali, celebrare incanti al disagio con la danza.

Il Salento è anche letteratura con una folta schiera di giovani, che tentano di ripercorrere le orme dei maestri Vittorio Bodini, Girolamo Comi, Antonio Verri, Vittorio Pagano, Salvatore Toma, capeggiata da Livio Romano (il suo Mistandivò è uscito con Einaudi). Nel territorio si muovono anche esperimenti di danza e teatro danza, guidati da esperti coreografi come Freddy Franzutti e Patrizia Rucco, e di arte visiva. E poi riviste politiche e culturali, associazioni, cooperative, esperienze artistiche, caffè letterari.

Un Salento che vive nell'arte e per l'arte.

Comunicato curato da: Pierpaolo Lala ufficio stampa del festival Salento Negroamaro